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giornale di cantiere  

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31 luglio 2002
 
Un samoano morirebbe ben presto soffocato in questi cassoni, perché qui non passa mai un soffio d’aria fresca come in qualsiasi capanna della Samoa. E anche gli odori della cucina cercano una via d’uscita. Spesso però anche l’aria che viene da fuori non è migliore; e si fatica a capire come una creatura qui non debba morire, come per la nostalgia dell’aria non diventi un uccello, come non gli crescano le ali per potersi levare in volo e andarsene dove c’è aria e sole.

da Papalagi, discorsi di Tuiavii di Tiavea.




28 luglio 2002

 
La redazione di Polaroid mi ha segnalato il sito di autocostruzione.org, un'associazione (?) che promuove la realizzazione di complessi residenziali da parte degli stessi proprietari.
È un progetto che mi interessa parecchio, sia dal punto di vista tecnico che da quello umano e ambientale. Contatterolli.
Intanto mi colpisce un'affermazione di Giuseppe Cusatelli, l'architetto che ha importato in Italia questo modo di costruire:

... l'innovazione tecnologica ci viene in aiuto: le prime case erano state costruite con mattoni normali, cosa che allungato un po' i tempi. Quella di oggi è costruita con speciali mattoni con scanalature che impediscono errori nella posa, e una particolare forma interna che permette una loro cementificazione. Insomma permettono di armare il muro in maniera più semplice che operare con il cemento armato. Se la bassa tecnologia richiede alta professionalità, acquistando oggetti di alta tecnologia la necessità professionale si abbassa.

L'alta tecnologia che permette agli autocostruttori di farsi la casa è la stessa che ha peggiorato vistosamente la qualità delle abitazioni moderne e abbassato il livello di capacità manuale degli operatori.
Gli oggetti altamente tecnologici, per esigenze di produzione e commercializzazione, devono essere standardizzati. Vediamo così la stessa tipologia di abitazione ripetersi in Veneto come in Calabria, al mare o in campagna. È un'omologazione che ignora i diversi climi, il paesaggio, la cromaticità, la cultura locale. Gli edifici che ne risultano sono brutti, invecchiano precocemente e devono essere integrati da ulteriori impianti tecnologici per essere abitabili: condizionamento dell'aria, riscaldamento continuo degli ambienti d'inverno, impianti d'allarme.


Gli oggetti altamente tecnologici sono standardizzati nei materiali. Le materie prime, il luogo di produzione e quello d'installazione possono trovarsi in continenti diversi. Inutile sottolineare il dispendio di energie e risorse che questo comporta.
Le aziende riversano sul mercato prodotti sempre nuovi: una rincorsa all'ultimo grido nel costruire che non permette agli operatori di verificare l'idoneità e salubrità dei manufatti né di maturare un'esperienza.

Gli oggetti altamente tecnologici sono standardizzati nelle procedure di messa in opera. L'edilizia si industrializza e scompare la figura del muratore che segue la costruzione dalle fondamenta alla consegna. La costruzione somiglia sempre più a una catena di montaggio: squadre molto specializzate portano a termine nel più breve tempo possibile un compito specifico. Il lavoro a compartimenti stagni influenza pesantemente la qualità finale dell'abitazione e il grado di sicurezza nei cantieri.
Che dire poi del patrimonio di abilità manuale e sensibilità estetica che si va disperdendo in questi anni?




21 luglio 2002

 
Questo blog è un gioco che obbedisce a poche regole autoimposte.

Regola 1 - Nella colonna dei link non ci possono essere più di 17 (in lettere ...DICIASSETTE...) blog amici, simpatizzanti o perfetti sconosciuti.
Regola 2 - L'inserimento di nuovi link e la conseguente cancellazione di altri possono dipendere dal tempo, dall'empatia, dal parasimpatico, dalla congiuntura internazionale.
Regola 3 - Questo è un blog monotematico, testardamente di nicchia: ogni post, per quanto delirante, dovrà avere come pretesto qualcosa che riguardi l'edilizia, l'abitare, l'ambiente. Sono consentiti post riguardanti blog e bloggatori.
Regola 4 - Ogni modifica alle presenti regole dovrà essere approvata con doppia votazione da almeno 3/4 dell'autore.

Adesso devo trovare un pretesto per parlare del meeting "From global to glocial" che ho presenziato martedì 16 (i weblog sono imbattibili per tempestività), in qualità di rappresentante di me stesso. L'incontro si è svolto a Pisa nel Parco di S.Rossore, in un bel pratone bucherellato dalle tane dei conigli selvatici e circondato dai pini. Un posto splendido che gli organizzatori hanno pensato bene di addomesticare con un tendone biancoplastico e una selva di ventilatori. Un simbolo della manìa deturpante che ci opprime? un lapsus dei falsoambientalisti ? Non lo so. Di certo questo è un bel pretesto per il post e d'ora in poi vado via liscio.

Dai miei appunti audiovisivi...

Prologo
Il convegno sta per iniziare. Il tema di oggi è la pace.
I cosiddetti no-global dopo una lunga contrattazione con le autorità hanno appeso grandi striscioni di protesta tra gli alberi. Soggetti a scelta tra i tanti a disposizione.
Viavai di cariatidi petulanti e boiardi medio-piccoli del governo locale.
La barba di Alex Zanotelli, il suo zaino pieno di libri. Io sono venuto per sentire lui.
Cesare Romiti parla dei fatti suoi al cellulare, in piedi di fronte alla platea. Storce la mascellona, ogni tanto mi fissa indispettito e mi mette a disagio. Vorrei chiarire che io non c'entro nulla, qualunque cosa sia successa.

Riscaldamento
Il direttore del Corriere della Sera, che non mi ricordo mai come si chiama, fa il moderatore.
Saluti di rito del Presidente del Parco, panegirico incluso. Circola un volantino di denuncia per un progetto di edilizia residenziale (120.000 mc) e porto turistico da 500 posti-barca alla foce dell'Arno. Proprio dentro il Parco, guarda caso...
Saluti del Presidente della Regione e del Sindaco di Pisa: niente da segnalare.

Gong
Apre Giandomenico Picco, vicesegretario dell'Onu. Elogio della diversità, fondato sulla sua storia personale di "uomo di frontiera" (friulano) e sull'esperienza ventennale come mediatore nei conflitti internazionali. Non male. Peccato che fisicamente assomigli tanto al ministro Castelli.
Cesare Romiti parte duro. Nega la validità del titolo attribuito al suo intervento ("Bisogna partire dall'economia"). Bisogna partire dalla politica, invece. Le guerre devastano il Terzo Mondo nonostante il miglioramento della situazione economica: è cresciuto il numero di lavoratori che guadagnano almeno un dollaro al giorno (!).
Primi fischi dalla zona no-global, qualche slogan di dubbio gusto. Il moderatore e Massimo Cacciari invitano alla calma, Romiti gongola. Adesso può impostare tutto il discorso sui suoi oppositori. Invita i no-global a protestare contro i regimi autoritari dei Paesi in via di sviluppo (la maggioranza), piuttosto che tormentare i governi democratici occidentali.
Massimo Cacciari ascolta sornione e replica a mani basse. I regimi del Terzo Mondo sono stati tollerati, sostenuti, spesso voluti dall'Occidente stesso. Applausi.
Cacciari contesta anche l'idea di Picco: la diversità in sé non è sinonimo di tolleranza, può anzi portare facilmente al settarismo e al conflitto. L'importante è avere un'identità.
Qualcosa mi dice che se Picco avesse sottolineato l'importanza dell'identità, Cacciari avrebbe esaltato la diversità (è solo un'impressione, eh!). Cacciari la prende con filosofia, letteralmente: sterili schermaglie di pensiero, applausi come da preventivo.

Comincia la serie degli interventi brevi. Parlano il brasiliano Betto, il sindaco palestinese di Nablus, quello israeliano di Acco, il rappresentante del governo basco Josè Maria Munoa Ganuza.
Io non ho preso le cuffie e non posso sentire la traduzione simultanea. Qualcosa capisco lo stesso, ma la deontologia del blogger mi vieta di commentare. Cinque sbadigli segnalati, finora.

Tocca a Alex Zanotelli e finalmente questo piccolo uomo arruffato spintona il mondo reale dentro il tendone biancoplastico. Invidio al suo Dio un servitore così inflessibile e commovente.
La legge Bossi-Fini sull'immigrazione: "Io mi vergogno di essere italiano e cristiano".
L'esperienza di missionario: dodici anni a Korokocho, una baraccopoli costruita sopra la discarica di Nairobi. Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini che sopravvivono (e muoiono) ai margini di una delle più ricche città africane.
I poveri che diventano sempre più poveri, l'Occidente che risucchia le risorse del pianeta e difende lo stile di vita dei suoi abitanti con lo strapotere militare e il soggiogamento economico dei popoli.
Bisogna prima di tutto cambiare il nostro stile di vita.
È la violenza che permea e sostiene il sistema di potere mondiale. La non-violenza attiva è l'unico mezzo efficace per scardinarlo.

Epilogo
L'applauso che segna la fine del discorso di Zanotelli è forte, forte, forte. Il meeting prosegue, io me ne vado. Mentre riattraverso il prato sono un po' triste.
Stanno provando a fregarti, Alex. Ti vogliono far diventare una comparsa nei loro spettacolini inutili e costosi. Un tocco pittoresco dieci minuti prima del buffet.





17 luglio 2002

 
Lezioni di civiltà

Teranga è una parola della lingua wolof che si parla in Senegal. Può essere tradotta come "accoglienza".
La tradizione vuole che quando ospiti qualcuno a casa tua, devono passare almeno tre giorni prima che tu possa chiedergli: "Chi sei?"



13 luglio 2002

 
Nota località balneare della Versilia.
Tutti gli svantaggi di un posto vacanziero in luglio, tutti gli svantaggi di essere lì per lavorare. Ottimo.
A duecento metri dalla spiaggia, il silenzio assoluto dietro le siepi di ville e villette.
I signori stanno riposando. Non disturbare.
Le colf filippine lavano i vetri delle finestre. Colpi di spray discreti. Non disturbare.
La baby-sitter indiana coccola un pupo ipervitaminizzato. Che non pianga, mi raccomando.
Il badante marocchino spinge la carrozzella col vecchio infermo: due estranei ammanettati l'uno all'altro.
I signori stanno riposando.
Così stanchi, stressati, pieni di problemi. E tra poco se ne aggiungerà un altro:
-Quando torni dalla Questura, lavati bene le mani. Altrimenti macchi la tovaglia di lino con l'inchiostro.
-Sì, signora.




12 luglio 2002

 
Settimana nera.
A colazione, cronaca locale: Si ustiona gravemente lavorando sul tetto.
Al caffè dopopranzo, telegiornale: Diciannovenne muore sepolto da una frana di terra in un cantiere. Era il suo primo giorno di lavoro.
Mi sono vergognato un po' per il tono scherzoso del mio post sugli infortuni del 28 maggio.

Anche il mio primo giorno di lavoro fu di luglio.
Scavare buche, spalare macerie, sotto il sole.
A mezzogiorno ero già distrutto.
Scavare buche, spalare macerie.
Alle tre avevo le mani piene di vesciche, alle cinque mi sarei messo a piangere, alle sei ero in un incubo. Alle sette, mentre tornavo a casa, smadonnavo e giuravo che io laggiù non ci torno neanche morto.
Alle otto mi buttai sul letto e m'addormentai di schianto, senza neanche cenare. Io laggiù non ci torno.
Invece, eccomi qua.



07 luglio 2002

 
Italians blog it better

Questa settimana, nella versione cartacea di Diario, c'è un bell'articolo di Ginevra Pezzotti sui blog italiani.

c'è anche giornale di cantiere:-)
tutti dovrebbero avere 15 byte di celebrità (Andy Warhol?)



 
Appunti da Padova

- Il workshop al Webb.it
- La cappella degli Scrovegni.
- La balotta.
- Il temporale (è ormai provato empiricamente che i bloggatori s'inzuppano come tutti gli altri).
- Il viaggio di ritorno in mutande (no images available).



06 luglio 2002

 
"Mi sono abbandonato, mi sono abbandonato, mi sono abbandonato..."
Pietro ha questo modo strano di parlare: ripete tre o quattro volte ogni frase, anche la più banale. All'inizio t'innervosisce, poi non ci fai più caso.

Pietro è piccolo, magro, la faccia bruciata da sessantacinque estati. Non gli piacciono i lavori di fino: è buono per scavare fondamenti, buttare calcestruzzo, tirare su muri a bozze; lavori grossi e di fatica.
"Io a fare quello che fai te ci diventerei scemo", mi dice ogni tanto. "Scemo, scemo ci diventerei" (da interpretare come complimento).
Pietro non fa lo sbruffone. Quelli come lui sono quasi scomparsi: lavorano da quand'erano bambini e sono pronti a imparare qualcosa dall'ultimo arrivato. Ci sono (c'erano) manovali che hanno passato tutta la vita a impastare calce e "servire" gli altri; senza lamentarsi, senza pretendere promozioni, sopportando gli scherzi e le urla di due o tre generazioni di giovani galletti.
Io da loro ho imparato l'umiltà.

Pietro scuote la testa. "Mi sono abbandonato..."
Vorrebbe dire sono demoralizzato, mi sto lasciando andare. Il sole di quest'ultima estate l'ha vinto e lui non si dà pace. Si guarda le mani incredulo: "Non ce la faccio a finire, oggi". Vorrei mettergli un braccio sulle spalle e stringerlo un po', ma mi trattengo. Lo metterei in imbarazzo.
"Mi sono abbandonato, mi sono abbandonato, mi sono abbandonato..."



05 luglio 2002

 
Solo pochi giorni fa mi chiedevo se esistesse da noi qualcosa di simile a Reclaim the streets ed ecco, scopro che anche l'asfalto della repubblica publitaliana è percorso da una massa critica.

7/05/2002





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